Inflazione in calo… perché non i prezzi?

Un clamoroso calo dell’inflazione è stato diffuso lo scorso 31 ottobre in una nota stampa Istat: da 5,6% di settembre si è passati a 1,8% di ottobre 2023.

Potrebbe essere una notizia confortante: che i prezzi al carrello dovrebbero diminuire in fretta! Purtroppo non è così semplice: il calo dell’inflazione non significa una diminuzione diretta dei prezzi, ma significa che l’aumento è meno marcato ed evidente di quanto fosse prima.

Quando i prezzi calano, significa che siamo di fronte ad un meccanismo diverso che si chiama deflazione. Il meccanismo della deflazione però è sintomo di un’economia fragile; significa che i commercianti, pur di vendere qualcosa devono abbassare i prezzi.

L’inflazione invece, per quanto possa apparire fastidiosa, (entro certi limiti che potremmo quantificare attorno al 2%), sta a significare che l’economia sta crescendo ed è una economia sana.

Oggi, nonostante l’inflazione ad ottobre sia stata dell’1.8%, non siamo né di fronte ad una situazione di deflazione, nella quale i prezzi calano, né di fronte ad una inflazione sana di crescita.

Come si calcola allora l’inflazione?

Il dato si calcola facendo il confronto con il mese dell’anno precedente. Perciò, il fatto che l’inflazione a settembre forse del 5,3%, significa che i prezzi sono aumentati del 5,3% rispetto a settembre del 2022 e non rispetto ad agosto 2023.
Allo stesso modo, il fatto che ad ottobre 2023 i prezzi siano aumentati dell’1,8% fa riferimento ai prezzi di ottobre 2022 e non al mese precedente.

Se torniamo al mese di ottobre dello scorso anno, lo scenario era molto complicato: lo choc energetico, legato alla guerra in Ucraina e alla fine degli acquisti del gas russo, si era fatto sentito più forte.

Per certi aspetti quel mese è stato fuori scala con una impennata dei prezzi dell’11,8%. Ora, per fortuna di tutti, i prezzi non crescono più così tanto e, seppure crescano ancora, lo fanno in modo meno marcato.

Quindi possiamo dire che la stima dell’Istat è una buona notizia solo per metà.

L’inflazione, in realtà, è solo la punta di un iceberg: è il sintomo più evidente di una serie di eventi che si sommano, come il costo dell’energia, la politica dei tassi di interesse praticata dalle banche centrali e la crescita della produttività. 
Il paradosso è che l’inflazione alta si presenta solo nelle economie sane e in crescita e, in ogni caso, quando si presenta, inevitabilmente deprime questa salute e questa crescita.

Quindi, affinché l’inflazione torni ad essere sotto controllo occorre che si trovi un equilibrio giusto tra la crescita e l’aumento dei prezzi, che ci sia denaro liquido in circolazione (ma non troppo), che ci siano investimenti, (che non costino troppo, né troppo poco). 
Trovare questo equilibrio è il compito delle Banche Centrali come la Fed americana o la Bce europea e come abbiamo visto non è un compito da poco!

Una delle ipotesi più accreditate fino a poche settimane fa era che l’inflazione avrebbe smesso di crescere nei primi mesi del 2025 ma la guerra in Israele ha rimescolato carte e previsioni.

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