I dazi sulle auto elettriche colpiranno più la Cina o l’Unione Europea?
Gli Stati Uniti di Joe Biden hanno approvato nuovi dazi nei confronti delle merci importate dalla Cina, che saranno introdotti progressivamente tra il 2024 e il 2026. Il piano di Joe Biden che colpiranno:
semiconduttori,
batterie,
celle solari,
prodotti medici
le auto elettriche
I veicoli elettrici cinesi saranno soggetti a una tariffa del 102,5%, quattro volte l'attuale tasso del 25%, mentre i dazi sulle importazioni di celle solari e semiconduttori dalla Cina raddoppieranno fino al 50%.
L'aliquota su alcune importazioni di acciaio e alluminio aumenterà al 25%, più del triplo del livello attuale. Colpite anche le batterie elettriche agli ioni di litio per le auto elettriche (25%). Ma perché questi ostacoli alle auto elettriche cinesi?
Gli Stati Uniti hanno diversi motivi per cui potrebbero essere preoccupati riguardo alle auto elettriche cinesi:
Concorrenza Economica: le auto elettriche cinesi stanno diventando sempre più competitive sul mercato globale grazie ai prezzi più bassi e alle tecnologie avanzate. Questo può mettere in difficoltà i produttori americani di auto elettriche, come Tesla, poiché potrebbero perdere quote di mercato sia a livello nazionale che internazionale.
Pratiche Commerciali Scorrette: gli Stati Uniti accusano la Cina di sovvenzionare pesantemente le proprie industrie, compresa quella delle auto elettriche, e di adottare altre pratiche commerciali scorrette che distorcono il mercato. Questi sussidi permettono ai produttori cinesi di vendere auto a prezzi più bassi rispetto a quanto sarebbe possibile senza tali aiuti.
Sicurezza Nazionale: ci sono preoccupazioni riguardo alla sicurezza nazionale. Le auto elettriche moderne sono dotate di software avanzati e raccolgono molti dati. Gli Stati Uniti temono che le auto cinesi possano essere utilizzate per raccogliere informazioni sensibili o possano presentare rischi di sicurezza informatica.
Strategia Geopolitica: contrastare l'ascesa della Cina come superpotenza economica è una delle strategie geopolitiche degli Stati Uniti. Imponendo dazi e altre restrizioni, gli Stati Uniti cercano di contenere l'espansione economica cinese e di ridurre la dipendenza dalle tecnologie cinesi.
Sostenibilità e Normative Ambientali: gli Stati Uniti vogliono promuovere la produzione domestica di veicoli elettrici non solo per motivi economici, ma anche per garantire che i veicoli rispettino gli standard ambientali e di sicurezza statunitensi.
In sintesi, le preoccupazioni degli Stati Uniti verso le auto elettriche cinesi derivano da una combinazione di fattori economici, commerciali, di sicurezza e geopolitici. Imponendo dazi e altre restrizioni, gli Stati Uniti cercano di proteggere la propria industria automobilistica e di mantenere un vantaggio competitivo a livello globale.
Secondo Biden è necessario quindi imporre i dazi per proteggere l’industria nazionale statunitense e dare tempo ai costruttori americani di auto elettriche di recuperare lo svantaggio di costo con i rivali cinesi.
Ma questi dazi possono essere efficaci?
I dazi saranno applicati solo alle auto che vengono assemblate in Cina, quindi se un costruttore decidesse di spostare la produzione in un altro paese, potrebbe continuare a commerciare indisturbato negli USA e vendere le auto ai prezzi che preferisce. C’è chi sta giocando d’anticipo e si sta già muovendo in questa direzione: BYD, la più importante produttrice cinese di auto elettriche, sta pianificando di trasferire la produzione in Messico, aggirando in questo modo i dazi e sfruttando i bassi costi di manodopera del paese sudamericano, oltre alla vicinanza geografica con gli USA.
In realtà, al momento, gli Stati Uniti non importano molte automobili elettriche cinesi, rifornendosi soprattutto dall’Unione europea, dalla Corea del sud, dal Messico e dal Giappone. I dazi al 102,5%, insomma, non avranno grandi effetti.
Importazione di auto elettriche negli Stati Uniti - fonte Atlantic council
Il vero motivo che ha spinto Joe Biden ad applicare tutti quei dazi è che la Cina è il paese dominante lungo l’intera filiera della mobilità elettrica. Infatti, la Cina è nettamente la prima assemblatrice al mondo di celle di batterie, la prima produttrice di anodi e catodi e la prima raffinatrice dei materiali presenti nei due elettrodi.
Catena di fornitura batterie - fonte Benchmark MIneral Intelligence
E l’UE?
Anche l’Unione Europea pensa che i dazi sulle auto cinesi possano essere una buona idea, una pessima idea invece secondo i costruttori automobilistici.
Andando ad analizzare il mercato, producono in Cina i seguenti marchi europei:
BMW
MINI (prodotta grazie alla nuova partnership con Great Wall Motors);
Cupra (la nuova Tavascan è prodotta in Cina);
Dacia (Spring);
Lotus;
Mercedes;
Polestar;
Smart;
Volkswagen;
Volvo (EX30, EM90);
I Dazi in UE sulle auto elettriche cinesi sono al momento al 10%, e si sta pensando di alzarli, in contrasto con alcuni grandi costruttori: in particolare i tedeschi, che hanno in Cina, oltre alla produzione, una buona parte dei loro affari.
La Cina rappresenta il secondo mercato più grande per BMW dopo l’Europa, con quasi il 32% delle vendite nel primo trimestre; e anche per Volkswagen la Cina è un mercato fondamentale, dove ha regnato per anni e sta cercando di recuperare terreno.
I massimi dirigenti di BMW e Volkswagen hanno lanciato un avvertimento contro l’imposizione di dazi sulle importazioni di veicoli elettrici dai produttori cinesi, sostenendo che tale misura potrebbe compromettere il Green Deal dell’Unione Europea e danneggiare le case automobilistiche che importano auto dalla Cina, rallentando cioè la vendita delle auto elettriche già fortemente provata in questi prima metà del 2024.
Quello che è certo è che la globalizzazione ha cambiato la logica di appartenenza dell’automotive e questo ha scollegato il legame tra BRAND e LUOGO DI ORIGINE.
Basti pensare all’iPhone: il “super cool smartphone” è americano? La progettazione si, ma è costruito in Cina.
Il Samsung top di gamma S24? Costruito in Vietnam.
È la globalizzazione, che non stupisce se si parla di device digitali culturalmente e ingegneristicamente connessi al manifatturiero cinese. Ma se si parla di automotive scatta ancora il legame territoriale. Che si compri un’Audi costruita a Barcellona, un’Alfa assemblata in Polonia o una Seat a Bratislava è solo questione di logica industriale e non di qualità o identità del prodotto.