ANTIFRAGILE
ANTIFRAGILE – di NASSIM NICHOLAS TALEB (Edizioni Il Saggiatore)
“Lo specchio è in frantumi: le cose viventi sono volatilità lunga. Il modo migliore per verificare di essere vivi è controllare se amate i cambiamenti. Ricordate che se non fosse per la fame, il cibo non avrebbe sapore; i risultati sono insignificanti senza sforzi, e così come la gioia senza la tristezza, le convinzioni senza incertezza e una vita etica senza rischi personali”.
Nelle recensioni dei libri solitamente si inizia con il parlare della trama oppure dell’autore. A noi di Fondament.E non piacciono le cose semplici e così partiamo con questa nuova rubrica scrivendovi di un libro ma soprattutto di un autore che è difficile da classificare: economista, storico, antropologo, filosofo, chi è davvero Nassim Nicholas Taleb? Per chi scrive, è una delle figure culturali più importanti del nostro secolo. Alcuni di voi lo conoscono per “Il Cigno Nero” (Edizioni Il Saggiatore) best sellers negli anni che seguirono la crisi del 2007/2008 ma che a rileggerlo oggi risulta ancora estremamente attuale.
Quindi Antifragile di cosa parla? Per stessa ammissione dell’autore questo è il libro che ritiene più importante di tutta la sua produzione letteraria e le idee che Taleb qui espone sono a dir poco dirompenti. Così ve lo presento, dopo averlo riletto tre volte (fatto mai accaduto prima); ma perché tre volte? E’ così difficile da capire? No, al contrario: leggerlo più volte permette di assimilare i suoi concetti nel modo migliore, sottolineando (sacrilegio!!) le parti più importanti o applicando una quarantina di post-it (decisamente più garbato) assecondando quindi il consiglio della mente (e del cuore) sui passaggi da ricordare.
Cosa vuol dire antifragilità? Per rispondere, intanto, sgombriamo ogni indugio: resilienza e robustezza sono doti diverse, nemmeno lontanamente sinonime del titolo di questo saggio. Perché ciò che è resiliente resiste agli shock ma non migliora, rimanendo identico a sé stesso; il robusto, beh, lo è fino a un certo punto. Antifragile con un semplice test di asimmetria rispetto al fragile, migliora, ossia trae vantaggio dagli eventi casuali e dagli shock e questa qualità è alla base di tutto ciò che muta nel tempo “l’evoluzione, la cultura, le idee, le rivoluzioni, i sistemi politici, le buone ricette, la vita della nostra specie su questo pianeta”.
“l’antifragilità è più che un mero antidoto al Cigno Nero e se lo capiamo avremo meno remore intellettuali ad accettare che questi eventi svolgono un ruolo necessario per la Storia, la tecnologia, la conoscenza e tutto il resto”.
La fragilità quindi può essere misurata, il rischio invece non è misurabile ed è qui la prima dirompente differenza che Taleb porta alla luce. Lo fa ovviamente citando i Cigni Neri, quelli che dominano la Storia, gli eventi cioè che non sono prevedibili anche se ci si ostina a cercare di renderli tali.
Ottenendo l’esatto contrario perché cercare di togliere la volatilità da ogni sistema (economico, finanziario, sociale, naturale) porta danni, perché è la causalità, o meglio la volatilità che apporta le migliorie più sensibili in ogni ambito. Il Cigno Nero è un evento in pratica impossibile da prevedere.
Come possiamo evitare di trovarci fragili davanti a eventi così estremi? Attuando l’antifragilità mettendoci cioè dalla parte di chi ha più da guadagnare che da perdere. Taleb, nei suoi passaggi, cita a tal proposito la Fenice, uno splendido uccello colorato che ogni volta che muore risorge dalle proprie ceneri; oppure l’Idra alla quale se si taglia una testa poi gliene ricrescono due. L’Idra quindi “ama il danno, rappresenta l’antifragilità”.
Bene, ma nel concreto, come spiegarla in termini economici?
Taleb cita Talete, filoso ionico di origine fenicia che veniva preso per i fondelli dai mercanti che lo definivano un ciarlatano che perdeva tempo a filosofeggiare.
Talete, applicando l’antifragilità fece nascere il primo (a memoria d’uomo) contratto d’opzione che è uno degli strumenti finanziari che implicitamente Taleb consiglia per proteggersi dal caso (oltre alle assicurazioni). Cosa fece Talete? Versò un anticipo per l’affitto stagionale di tutti i frantoi posti nelle vicinanze di Mileto che ottenne in locazione a basso prezzo. Il raccolto si rivelò estremamente abbondante e ci fu una grande richiesta di frantoi; Talete si svincolò dai padroni dei frantoi fissando lui il prezzo e mettendo insieme nel corso dell’operazione una notevole fortuna.
Poi tornò a fare il filosofo.
Talete aveva semplicemente stipulato un contratto che era l’archetipo (appunto) di una asimmetria, quindi di un’opzione dove il filosofo aveva il diritto ma non l’obbligo di usare i frantoi nel caso ci fosse stato un incremento della domanda mentre l’altra parte aveva l’obbligo ma non il diritto di fare lo stesso.
Con pochi soldi, e un’eventuale perdita minima, Talete si era garantito un’enorme ricchezza. I proprietari dei frantoi, stipulando questo accordo, si erano messi sotto al cosiddetta Spada di Damocle, con la conseguenza però che il crine con la quale stava sospesa, non era così solido come lo si credeva (o prediva), costringendoli ad enormi perdite.
“L’antifragilità è la combinazione di aggressività più paranoia”
Insomma le opzioni sono un buon sistema per ottenere guadagno e/o protezione. Il tempo, con il suo incessante trascorrere, non fa altro che aumentare la possibilità che i Cigni Neri accadano e quindi è inutile perder tempo nel predirli. Meglio mettersi al riparo (utilizzando anche una strategia Barbell o a bilanciere di cui parleremo nei prossimi articoli) e, come dice un vecchio proverbio Yiddish “occupati del peggio, il meglio viene da sé”.
Ci sono altre cose che rendono fragili? Il debito perché rende schiavi, la globalizzazione perché rende i sistemi troppo complessi e difficili da gestire in caso di shock (ne abbiamo vissuti in questi ultimi vent’anni?), i Big Data nuova fonte di dogmatismo teologico e che producono tanto rumore e poca informazione, i media (a proposito di rumore...) che spettacolarizzano qualsiasi cosa, i premi Nobel come Markovitz che teorizzano quando la mente cerca scorciatoie ed è vittima di bias cognitivi (meglio Kahneman e la finanza comportamentale), la iatrogenicità in medicina ossia voler intervenire a tutti i costi quando la natura e il corpo umano possono fare da sé (anche in finanza, la procrastinazione e il mancato/forzato interventismo possono salvare rendimenti e portafogli) e la ricchezza quando questa toglie il sonno.
Su questo argomento Taleb cita Seneca, filoso stoico dell’antichità che risulta ancor oggi estremamente attuale e che “intuì che i possedimenti ci preoccupano per gli aspetti negativi, agendo così da punizione, in quanto ne diventiamo dipendenti”. Solo risvolti negativi quindi e nessun lato positivo perché dipendere dagli eventi e ancor di più dalle emozioni che provocano produce una sorta di schiavitù (e sicuramente del “danno”).
Esagerando, gli stoici desideravano le calamità perché queste forgiavano il carattere. A patto di avere gli strumenti di antifragilità disponibili e pronti all’uso.